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3. Il presente o il perfetto del congiuntivo non si usa dopo un perfetto logico, se non quando il perfetto abbia valore di presente. Saepe mecum cogitavi (= dubito), bonine an mali plus attulerit hominibus eloquentia. Del resto dopo un perfetto logico le proposizioni finali, interrogative e relative si esprimono per lo più con l'imperfetto o con il più che perfetto del congiuntivo, per esempio: hoc dixi, ut scires (di rado ut scias). Spesso al contrario si trova il presente o il perfetto del congiuntivo nelle proposizioni consecutive, che sono largamente dipendenti.

4. Dopo un presente storico si può usare egualmente l'imperfetto o il più che perfetto, il presente o il perfetto del congiuntivo: Helvetii legatos ad Caesarem mittunt, qui dicerent, sibi esse in animo, iter per provinviam facere; rogare, ut id sibi facere liceat.

5. Quando una proposizione secondaria dipende da un infinito, da un supino, gerundio, participio, aggettivo o sostantivo, bisogna considerare quale sia il tempo che viene rappresentato per mezzo di queste voci (cioè l'infinito, il supino ecc.), quindi a seconda del tempo, determinare il tempo dipendente della proposizione secondaria. Cato mirari se aiebat, quod non rideret haruspex, haruspicem cum vidisset (cioè mirabatur). Miserunt Delphos consultum, quidnam facerent de rebus suis (cioè consuluerunt). Diogenes interroganti cuidam, qua ratione inimicum optime ulcisci posset. Si te ipsum, inquit, honestum virum praestiteris (cuidam, qui interrogavit). Constitit rex, incertus, quantum esset hostium. Exsplicavi sententiam meam, et eo quidem consilio, tuum iudicium ut cognoscerem.

6. Un concetto ipotetico, il quale abbia già nella proposizione principale l'imperfetto del congiuntivo, mantiene sempre questo tempo anche se divenga dipendente da un presente o da un futuro. Honestum tale est, ut, vel si ignorarent id homines, sua tamen pulchritudine esset laudabile. Omnia sic erunt illustria, ut ad ea probanda totam Siciliam testem adhibere possem (che potrei ecc.). Il più che perfetto italiano del congiuntivo si traduce in questo caso per mezzo di una circonlocuzione con il participio in -urus. Cum haec reprehendis, ostendis, qualis tu, si ita forte accidisset, fueris illo tempore consul futurus (nel discorso diretto si direbbe: qualis tu consul fuisti futurus?). Apparuit, quantam excitatura molem vera fuisset clades, cum vanus rumor tantas procellas excivisset. (Vedere § 248 bis).

7. Al congiuntivo del futuro si sostituiscono spesso altre forme, cioè: a) Il presente ovvero il perfetto del congiuntivo invece dei due futuri, quando sia già chiaro, per mezzo d'un altro futuro, che l'azione si riferisce ad un tempo a venire. Affirmo tibi, hoc si mihi contingat (ovvero contigerit), magnopere me gavisurum. (S'intende, che se il tempo della proposizione principale fosse un imperfetto, in questo caso al posto del presente o del perfetto si porrebbe l'imperfetto o il più che perfetto, quindi: affirmabam tibi, hoc si mihi contingeret -- contigisset - magnopere me gavisurum). Affirmo tibi, naturam si sequaris ducem, nunquam te aberraturum (non secuturus sis). Vas factus est alter, ut, si alter non revertisset, moriendum esset ipsi.