Feste e celebrazioni nell'antica Roma

Feste e ricorrenze accompagnavano costantemente la vita quotidiana dell’antica Roma e ne scandivano i ritmi in maniera molto rilevante, esprimendosi in riti religiosi e in manifestazioni sociali. Il calendario romano era costellato di tali ricorrenze: i romani ricchi usavano lavorare poco e avere molte vacanze e il tempo era organizzato minuziosamente con un’alternanza precisa di riposo e di lavoro, giorni consacrati e giorni dedicati alle attività profane, sulla base di un antichissima tradizione che si basava su ricorrenze stagionali legate ai cicli della vita agricola.

L’anno si divideva in dies fasti, cioè feriali, che erano anche quelli in cui si poteva frequentare il tribunale, attività fondamentale nella vita quotidiana della Roma antica; poi vi erano i giorni nefasti, in cui non si potevano svolgere attività lavorative di alcun tipo, ma dovevano essere dedicati all’otium e agli dei. I giorni del mese avevano anche altre suddivisioni: alcuni erano chiamati atri ed erano successivi alle Calende, alle None e alle Idi; poi vi erano i comiziali, in cui il popolo poteva essere radunato, a meno che non intervenisse qualche festa mobile.

Le celebrazioni infatti erano suddivise tra stativae, con data fissata nel calendario, conceptivae, annunciate dai sacerdoti e quindi mobili, imperativae, comandate dalle supreme cariche della città in occasione di celebrazioni speciali e nundinali, corrispondenti ai giorni di mercato, che si teneva ogni otto giorni.

Le conceptivae erano dunque feste con date variabili che venivano celebrate ogni anno. Queste date non prefissate — come per esempio la vendemmia, la preparazione del vino o l’inizio della stagione calda — venivano stabilite dai magistrati o dai sacerdoti all’inizio dell’anno.

Circa metà dell’anno, dunque era festivo e portava quasi sempre un significato religioso. Soprattutto a Roma, dove la popolazione era vasta e multietnica, le ricorrenze erano stabilite dai sacerdoti delle varie religioni e capitava si incrociassero, poiché ognuno poteva festeggiare a seconda delle preferenze e Roma era disseminata di templi dedicati.

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Col tempo i giorni di vacanza divennero sempre più numerosi perché ai dies festi, cioè ai giorni festivi consacrati agli Dei, si aggiunsero molte feriae publicae, celebrazioni il cui uso venne inaugurato dall’imperatore Augusto e che proseguì per molto tempo, anche perché fondi pubblici erano destinati per la loro celebrazione.

Nei giorni di festa il popolo era uso trascorrere il tempo alle terme dove, poiché il bagno era considerato un rituale, l’ingresso era gratuito. I ricchi invece, che facevano una vita più mondana, banchettavano fino a notte fonda facendo largo uso del vino, cui erano dedicate moltissime festività.

I ludi erano una festa collettiva di carattere pubblico: potevano essere privati, quando avvenivano in onore di un trionfo o in occasione di una cerimonia funebre; oppure istituzionalizzati se erano stati inseriti nel calendario all’inizio dell’anno. Si svolgevano comunque in maniera fissa tre volte l’anno: in marzo, agosto e dicembre, ovvero dopo la semina, allo spuntar del grano e il giorno dopo il raccolto.

Durante queste feste si svolgevano cerimonie religiose e banchetti pubblici e venivano organizzati vari spettacoli spesso preceduti da processioni e sacrifici. Al ritorno di un esercito vittorioso, per esempio, venivano sempre organizzate gare di cavalli, in cui si immolava l’animale vincitore per ringraziare gli dei. Le corse e le lotte dei gladiatori, i due divertimenti più seguiti, avevano un’origine sacra e antica e si svolgevano in occasione dei funerali illustri per celebrare il morto e per propiziarsi gli dei inferi sacrificandogli la vita dei partecipanti. Era il collegio dei sacerdoti pontefices ad occuparsi del calendario dei ludi romani stabilendone cadenza e date delle feste sacre. Incaricati dell’organizzazione erano i magistrati, gli edili o anche i pretori urbani.

Sotto l’impero di Augusto i sacerdoti persero importanza e ne acquisirono i magistrati i quali, nonostante i ludi pubblici fossero a carico dello Stato, a volte ne pagavano l’organizzazione spesso per motivi elettorali. I curator ludorum, infatti, che erano incaricati dall’imperatore, avendo il compito di annunciare l’inizio dei giochi, spesso ne approfittavano per farsi propaganda.

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I Ludi

I Ludi potevano essere circenses o scaenici, a seconda che si svolgessero nel circus o sulla scaena, una sorta di palcoscenico mobile. I circenses iniziavano con una processione che dal Campidoglio attraversava la città: attori, ballerini, musicisti e artisti erano capeggiati da una sorta di Imperator che presiedeva ai giochi, seguiti poi da tutti i cittadini ordinatamente distinti per classi di età.

Durante i giochi era in vigore la licentia, una sorta di impunità temporale che autorizzava il popolo a canzonare, durante il percorso, il generale che si portava in trionfo, o anche i morti che venivano portati al rogo. Questa licenzia aveva un limite, che iniziava non appena cominciavano gli spettacoli.

Le Feriae

Le Feriae erano giorni celebrati solennemente perché normalmente istituite in onore di una ricorrenza religiosa. La prima festa dell’anno, ovvero il capodanno, si svolgeva in marzo, intorno all’equinozio di Primavera, non appena il sole sorgeva a Est nella costellazione dei Pesci indicando così l’inizio della stagione agricola.

Questa festa veniva preannunciata nell’ultimo giorno di febbraio, l’ultimo dei cinque giorni che succedevano alle Terminali, e onorata con solenni corse di cavalli che rappresentavano il movimento del Sole intorno alla Terra.

Marzo era il primo mese dell’anno e con diversi riti si festeggiava il ritorno del sole che, nell’equinozio di primavera riprende il dominio sulle tenebre invernali. A questo risveglio della natura vi era il rito di accendere, alle Calende di marzo, il sacro fuoco di Vesta.

Ad ogni buon conto delle ben 45 feste maggiori le più importanti erano i Lupercalia, i Consualia, i Saturnalia e i riti della Bona Dea. Vi erano poi altrettante ricorrenze importanti come i Parentalia dedicate ai defunti, in febbraio, e tutte quelle connesse al ciclo agrario come i Cerialia ed i Vinalia di aprile o gli Opiconsivia di agosto. La stessa città di Roma veniva purificata con la Lustratio, una cerimonia che si effettuava in caso di prodigi e calamità. Vi erano poi i giorni di festa dedicati a Giunone, che prese anche il nome di Calendaria, quale patrona delle Calende, ovvero del giorno iniziale di ogni mese. Tutti i mesi, durante le Idi si usava inoltre offrire un agnello a Giove quale sorgente di luce nel plenilunio.

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I Lupercalia

I Lupercalia venivano celebrati nei giorni nefasti di febbraio che era considerato il mese della purificazione. Avvenivano intorno alla metà del mese ed erano indetti in onore di Lupercus (Fauno), protettore del bestiame dall’attacco delle belve feroci, poiché era in questo mese, al culmine del periodo invernale, che i lupi, affamati, solitamente si avvicinavano agli ovili.

Dopo l’introduzione del calendario ufficiale, queste feste vennero trasformate al fine di celebrare il miracoloso allattamento di Romolo e Remo, fondatori di Roma, da parte di una lupa. Erano in sostanza riti di purificazione e si svolgevano in una grotta, detta Lupercale, sul colle Palatino dove secondo la leggenda i due gemelli erano cresciuti.

I Lupercalia furono una delle ultime feste romane ad essere abolite dai cristiani. Ancora tra il 492 e il 496 d.C., a Roma si tenevano ancora, sebbene ormai la popolazione fosse da tempo, almeno nominalmente, cristiana. Più tardi, nel VII secolo, venne istituita al loro posto la festa detta della Candelora.

Le Parentalia

Le Parentalia erano a carattere privato, poiché si celebravano ogni anno in onore dei defunti della famiglia, i parentes. Le celebrazioni si svolgevano durante le Idi di febbraio e fino al 21, giorno dedicato alla celebrazione delle Feralia, la vera e propria festa dei morti.

Il defunto era oggetto di culto continuo nella casa dove era vissuto e dove se ne conservavano i resti mortali, poiché si credeva non la abbandonasse mai e ne fosse la divinità tutelare: era rappresentato dal fuoco sempre acceso sull’altare domestico a cui si rivolgevano speciali preghiere.

In questi giorni dell’anno si soleva portare vino, latte e vivande che si spargevano e si sotterravano perché giungessero al morto. Si credeva infatti che tali divinità uscissero dalle profondità del suolo e vagassero in corteo per tutto il periodo invernale, quando cioè la terra riposava ed era incolta. Dovevano quindi essere placate con l'offerta di doni e di feste in loro onore per indurle a tornare nell'aldilà, dove avrebbero favorito i raccolti della stagione estiva.

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Le Megalesie

Le Megalesie erano dedicate alla Gran Madre Cibele e si distinguevano in due periodi, uno tra il 22 e il 27 marzo, l’altro tra il 4 e il 10 aprile. Erano permessi solo gli spettacoli e non il circo e si tenevano tradizionalmente di fronte al tempio della dea Cibele, posto sul colle Palatino. In seguito l’uso venne esteso ai teatri dove agli schiavi non era permesso presenziare.

Le Feriae Latinae

Le Ferie Latinae, che erano un’antica usanza dei Latini, facevano parte delle Conceptivae, feste senza una data fissa, che veniva stabilita dai sacerdoti all’inizio dell’anno e si svolgevano generalmente in Primavera. Inizialmente venivano celebrate in cima al Mons Albanus nei pressi di Alba Longa ed erano dedicate a Iuppiter Latiaris.

Quando Roma acquisì quel territorio, l’annuncio delle celebrazioni passò in mano ai consoli. Le Ferie Latinae erano importanti al punto che le guerre potevano essere sospese per permetterne la celebrazione che si svolgeva con una processione al termine della quale Giove veniva onorato con il sacrificio di un toro bianco, le cui viscere venivano bruciate e le carni divise tra i maggiori rappresentanti delle città laziali. Il termine delle celebrazioni veniva sancito dall'accensione di un grande falò.

Le Consualia

Le Consualia anticamente cadevano il primo giorno di agosto e celebravano la fine dei lavori agricoli: erano dedicate a Conso che era il dio della terra e della fertilità. Vennero in seguito chiamate Feriae Augusti, il riposo di Augusto, in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prese il nome il mese di agosto e da cui deriviamo l’uso di chiamare questo periodo Ferragosto: era un periodo di riposo e di festeggiamenti che venne istituito dall’imperatore nel 18 a.C. In tutto l’Impero si organizzavano feste e corse di cavalli, e gli animali da tiro, inutilizzati per i lavori nei campi venivano adornati con fiori. I giorni di riposo arrivavano a comprendere anche tutto il mese includendo un giorno speciale dedicato alla dea Diana.

La ricorrenza venne in seguito assimilata dalla Chiesa cattolica che, intorno al VII secolo, stabilì di celebrare l’Assunzione di Maria, festività che venne fissata il 15 agosto.

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I Saturnalia

I Saturnalia si svolgevano verso la metà di dicembre e avevano inizio con sacrifici e grandi banchetti che potevano talvolta assumere caratteri orgiastici: durante i festeggiamenti, infatti, veniva sovvertito l’ordine sociale e gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente uomini liberi e come tali potevano comportarsi.

Uno di loro veniva estratto a sorte ed eletto Princeps, una sorta di caricatura della classe nobile cui veniva assegnato ogni potere. Egli doveva inoltre vestirsi preferibilmente di rosso e indossare una maschera dai colori sgargianti. Rappresentava una divinità infera preposta alla custodia delle anime dei defunti, ma anche protettrice delle campagne e dei raccolti. I partecipanti usavano scambiarsi un augurio accompagnato da doni simbolici, detti strenne.

Bona Dea

Sotto l'appellativo di Bona Dea, che significa Grande Madre, in dicembre si venerava un’antica divinità laziale, il cui nome non poteva essere pronunciato. Era considerata una divinità che operava a favore del popolo, quindi per la salute dell’intera Roma. Preposte alla celebrazione del suo culto erano le sole donne dell’aristocrazia, che lo svolgevano strettamente in privato escludendo qualsiasi figura maschile, compresi gli animali. Il tempio a lei dedicato si trovava sotto l’Aventino dove, in un bosco sacro, donne e ragazze ne celebravano il culto.

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Le festività romane vennero abolite con l'Editto di Tessalonica nel 380 d.C. dall’imperatore Teodosio I quando il cristianesimo divenne religione di Stato.