247. 
Circonlocuzione per il futuro dell'infinito e del congiuntivo.

1. La circonlocuzione fore o futurum esse ut si adopera:

a) al posto dell'infinito futuro passivo;

b) per circoscrivere il futuro anteriore attivo;

c) con i verbi che mancano di supino.

L'infinito futuro passivo formato dal supino in -um e dall'infinito presente passivo iri (amatum iri) non è molto usato.

I tempi del congiuntivo dipendente da fore o futurum esse ut sono il presente e l'imperfetto per il futuro semplice, il perfetto e il più che perfetto per il futuro anteriore, a seconda che la proposizione reggente abbia un presente o un futuro, oppure un tempo passato.

a) “credo che la città sarà presa” (futuro semplice), credo fore ut oppidum capiatur; “credevo che la città verrebbe presa” (o sarebbe stata presa), credebam fore ut oppidum caperetur.

b) “credo che i nemici domani saranno vinti da Cesare” credo fore ut cras a Caesare hostes victi sint. “Credevo che i nemici domani sarebbero stati vinti da Cesare” credebam fore ut cras a Caesare hostes victi essent.

Con i verbi al passivo e con i deponenti, il futuro anteriore è formato dal participio perfetto con fore: spero brevi a te epistulam scriptam fore. Credo nos satis adeptos fore.

2. Con una circonlocuzione si supplisceo anche alla forma del congiuntivo futuro, quando la proposizione principale non indichi già essa che la dipendente appartiene al tempo futuro (vedere § 246, nota 6):

a) al posto del futuro semplice attivo si usa il presente o l'imperfetto della coniugazione perifrastica e, se il verbo manca di supino, le circoscrizioni impersonali futurum sit ut e futurum esset ut, rispettivamente con il presente o l'imperfetto attivo del congiuntivo;

b) al posto del futuro semplice passivo si adoperano le stesse circoscrizioni impersonali rispettivamente con il presente o l'imperfetto passivo del congiuntivo;

c) al posto del futuro anteriore attivo e passivo, si usano ancora le stesse circoscrizioni, rispettivamente con il perfetto attivo e passivo e con il più che perfetto attivo e passivo del congiuntivo.

Non dubito quin librum emendaturus sis (non dubito che tu correggerai il libro); non dubitabam quin librum emendaturus esses (non dubitavo che tu avresti corretto il libro); non dubito quin futurum sit ut te poeniteat (non dubito che tu ti pentirai); non dubitabam quin futurum esset ut te poeniteret (non dubitavo che tu ti pentiresti); non dubito quin futurum sit ut a patre lauderis (non dubito che tu sarai lodato dal padre); non dubitabam quin futurum esset ut a patre laudareris (non dubitavo che tu saresti lodato dal padre); non dubito quin futurum sit ut hunc librum brevi emendaveris (non dubito che tu tra breve avrai corretto questo libro);