238.
8. L'italiano “suo, loro”, si rende in latino per suus, solamente quando si riferisce ad un nome della medesima proposizione oppure al oggetto della proposizione principale. Quando invece si riferisce ad un nome appartenente a un'altra proposizione (coordinata), si adoperano invece di suus i genitivi eius, eorum, earum. Multi cives interfecti eorumque (i loro) bona publicata sunt.

Omitto Isocratem discipulosque eius (suoi). Quoquo se verterint Stoici, iaceat necesse est omnis eorum (loro) sollertia.


9. I possessivi meus, tuus, suus, noster, vester non si esprimono in latino, quando il senso permette di lasciarli senza che ne nasca ambiguità; a parte questo caso non si possono omettere. Patrem amisi (cioè patrem meum) ; fratrem tibi reddidi (cioè tuum); parentes carissimos habet (cioè suos). Si dirà al contrario: patrem meum occidisti; fratrem tuum amamus ecc.

Per rinforzare l'idea di attinenza, si dice anche meum ipsius (tuum ipsius, suum ipsius, nostrum ipsorum, ipsarum) patrem (il mio proprio padre).

Si presti attenzione alle locuzioni seguenti: suo loco (a luogo opportuno); Cicero omnes honores suo anno cepit (non appena raggiunta l'età prescritta dalla legge); meo iure (di pieno diritto), e così tuo iure, nostro iure (mai pleno iure).


Verbi servili
239.
I verbi cosiddetti servili: possum, queo, nequeo, volo, nolo, malo, cupio, studeo, curo, maturo, meditor, debeo, cogor, soleo, coepi, incipio, desino, pergo e quelli di analogo significato vanno soggetti a costruzioni speciali che si riducono alle regole seguenti:

a) reggono l'infinito con il predicato al nominativo, quando il soggetto dell'infinito è il medesimo del verbo principale, per esempio: Cato esse quam videri bonus malebat.

I verbi di volontà cupio, volo, studeo ecc. possono anche

costruirsi in questo caso con l'accusativo e l'infinito purché si esprima il pronome rappresentante il soggetto principale, per esempio: cupio me esse clementem (= cupio esse clemens). Se il soggetto del verbo dipendente è diverso dal soggetto del verbo reggente, si usa sempre l'accusativo con l'infinito, per esempio: volo te esse bonum.

Con i verbi di volontà specialmente dopo velim, malim, vellem, nollem, si trova anche il congiuntivo senza ut. Tu velim in rebus adversis animo forti sis.

b) I verbi servili attivi non si possono fare passivi, ma, quando occorra, si fa passivo il verbo che segue, per esempio: ludus animo debet aliquando dari (si deve dare = deve essere dato).

I due perfetti coepi e desii, quando siano seguiti da un infinito di forma passiva, sono elegantemente usati passivi, per esempio: urbs coepta est oppugnari. Se il soggetto non è espresso, il participio si pone al neutro. Agi de pace coeptum desitum est.