227. 
4. Degno di osservazione è il modo latino che corrisponde a “troppo per...” che si traduce con maior quam ut o quam qui (quae, cuius) e il congiuntivo, per esempio: Isocrates maiore mihi ingenio videtur esse quam ut cum orationibus Lysiae comparetur. Si usa anche maior quam pro, per esempio: equites pulverem maiorem quam pro numero excitabant.

L'ablativo di paragone non è usato, quando può dar luogo ad ambiguità. Così volendo esprimere questo concetto: Germani graviores hostes non sustinuerunt quam Romanos, non si può al posto di quam Romanos mettere l'ablativo Romanis, che verrebbe piuttosto a far le veci di quam Romani.

Con minus, plus, amplius (anche longius) in unione con sostantivi o aggettivi esprimenti il numero e la misura, spesso si tralascia quam conservando lo stesso caso che sarebbe richiesto dalla frase, quando non ci fossero quei comparativi. Plus pars dimidia ex quinquaginta millibus hominum caesa est (di rado quam pars o parte). Milites Romani plus dimidiati mensis cibaria ferebant. Minus due millia hominum ex tanto exercitu effugerunt.

Il comparativo si unisce elegantemente agli ablativi opinione, spe, exspectatione e simili. Caesar opinione celerius advenit (più presto che non si credeva); dove opinione sta per quam opinio erat (est, fuit). Nella stessa maniera si dice spesso spe citius o serius; solito magis; plus aequo ecc. Multi plus aequo in amicitiam congerunt.



228. 
Ablativo di misura. Si usa medesimamente l'ablativo per indicare di quanto una cosa o un'azione superi un'altra cosa o azione, per esempio: multo melior (assai migliore). Tale ablativo, detto di misura, si adopera specialmente con i comparativi, con i superlativi e con i verbi che indicano il più o il meno, come malle, antecellere, praestare, superare, postponere ecc., per esempio: multo meo iudicio stare malo, quam reliquorum omnium (amo assai meglio seguire il mio giudizio che quello di tutti gli altri).

Hibernia dimidio minor quam Britannia. Diogenes disputare solebat, quanto regem Persarum vitā fortunāque superaret. Ego tanto pessimus omnium poeta, quanto tu optimus patronus.

Si presti attenzione agli ablativi seguenti: quo... eo (quanto... tanto); quanto... tanto (quanto... tanto, oppure di quanto... di tanto), per esempio: quo quisque est doctior, eo est nequior (quanto più un uomo è dotto, tanto è più malvagio), dove si potrebbe dire altresì doctissimus quisque nequissimus e anche ut quisque est doctissimus, ita est nequissimus.

Con i sopraccitati verbi, eccettuato malo, si usano anche le forme avverbiali, longe, multum, tantum; rare volte ciò avviene con i comparativi, mentre con i superlativi si usa per lo più longe.