150.
NOTA. Questi tre infiniti si usano solamente con iubeo, come per esempio: valere te iubeo (ti dico addio, ti saluto). Salve, salvēte, quasi in disuso nella prosa classica, ma frequente nell'età arcaica, è il saluto che si dà quando si entra o si accoglie qualcuno in casa. Vale, valete è saluto di congedo. 151. Cĕdo (dammi; dimmi); cĕdo aquam manibus (dammi acqua alle mani). Cĕdo dextram (qua la mano!). Cĕdo, quid faciam (dimmi, che ho da fare). Si dice altresì nel plurale cette (per cedĭte) (ditemi, datemi!).152. Quaeso (pregare; domandare); quaesǔmus (preghiamo, domandiamo); le altre voci mancano (cfr. quaero, § 118, 49). Quid, quaeso, faciam? (Di grazia, che devo fare?).153. Fŏrem (io fossi o sarei); fores (saresti); foret (sarebbe); forent (sarebbero), e fore, equivalente a futurum (-am, -um, -os, -as, -a) esse (essere per essere) sono le sole voci che s'incontrino di questo verbo (cfr. § 73, D).Verbi impersonali 154. Sono detti verbi impersonali quelli in cui l'azione non si rapporta ad alcuna persona o soggetto determinato. Tali verbi si usano perciò solamente nella terza persona singolare dell'indicativo, del congiuntivo e dell'infinito, mai nell'imperativo, rare volte nel participio. A questa classe appartengono:1. I verbi indicanti i fenomeni dell'atmosfera: fulgǔrat (lampeggia) ningit (nevica) fulmĭnat (fulmina) pluit (piove) gĕlat (gela) rōrat (cade la rugiada) |
Ën piemontèis |