148. 

NOTA. Inquam si usa soltanto interposto come parentesi nella proposizione, quando si riferisce il nostro o l'altrui discorso direttamente, come: est vero, inquam, notum signum (è per certo, un seguito conosciuto).-

Nel caso di un discorso indiretto si usa adoperare il verbo aio: Themistocles universos esse pares aiebat (Temistocle diceva che tutti insieme potevano essere pari).

Inquam si adopera nel discorso anche con valore di perfetto. Con inquit il soggetto sta per lo più dopo, per esempio: inquit Caesar.



149. 
Fāri (parlare, dire) ha le seguenti forme:


PRESENTE INDICATIVO IMPERFETTO INDICATIVO IMPERFETTO CONGIUNTIVO
—, —, fātur
(fāmur, famĭni, fantur)
(fābar)
(fārer)

FUTURO INDICATIVO PERFETTO e PIÙ CHE PERFETTO (intieri)
fabor, (fabĕris), fabĭtur fātus sum, sim, eram, essem

IMPERATIVO INFINITO SUPINO
fāre(parla) fari fātu

PARTICIPIO PRESENTE PARTICIPIO PERFETTO
fans fātus (che ha detto, avendo detto)

PARTICIPIO FUTURO PASSIVO
fandus, -a, -um (da dirsi) nefandus, -a, -um(da non dirsi, nefando)

GERUNDIO
Genitivo: fandi; Ablativo: fando (fando audivi, lo so per averlo sentito dire)

Questo verbo è di uso quasi unicamente poetico. Il participio futuro fandus ha valore di aggettivo e significa “ciò che è permesso dire o fare”.

Usati frequentemente tanto nella prosa che nella poesia sono i composti: praefari, affari, effari, interfari.



150. 
1. Age (orsù), plurale agĭte.

2. Apăge (= abĭge, caccia via, via); apăge istum hominem (cacciami via costui!); apăge te o semplicemente apăge! (levati via di qui, vattene!). Non è usato in altre forme.

3. Ave e salve (sii il benvenuto, ti saluto); văle (sta bene, addio).