281. 
4. Talvolta i participi, di qualunque tempo siano, si possono risolvere con “se” (participio condizionale), “perché” (participio causale) o “quantunque” (participio concessivo).

Non potestis, voluptate omnia dirigentes, aut tueri, aut retinere virtutem, cioè si dirigitis. Quis potest, mortem metuens, esse non miser, cioè si metuit?Ne mente quidem recte uti possumus, cibo vinoque completi, cioè cum completi sumus. Dionysius tyrannus cultros metuens tonsorios, candente carbone sibi adurebat capillum, cioè quia metuebat. Risus interdum ita repente erumpit, ut eum cupientes tenere nequeamus, cioè quamvis cupiamus. Herculem Germani, ituri in proelium, canunt, cioè cum ituri sunt.

Quando il participio fa le veci di una congiunzione, può stare benissimo nella proposizione un dimostrativo. Quid posset iis esse laetum, exitus suos cogitantibus, cioè si cogitarent? (cfr. § 280, 2).

L'infinito italiano dopo i verbi “vedere, udire” ed altri di analogo significato, si rende in latino in tre maniere differenti: 1° vidi eum currere, propriamente “ho veduto che egli correva”; 2° vidi eum cum curreret, propriamente “l'ho visto quando o mentre correva; 3° vidi eum currentem (l'ho visto che correva, l'ho visto correre). Così pure : 1° audivi eum dicere (ho udito ch'egli diceva); 2° audivi eum, cum diceret (l'ho udito quando o mentre diceva); 3° audivi eum dicentem (l'ho udito che diceva, l'ho udito dire).



282. 
Il participio latino esprime ancora varie altre relazioni, alle quali corrispondono in italiano diverse maniere di dire. Si notino le seguenti:

1. Participio copulativo. Il participio si risolve con il verbo da cui deriva e la congiunzione “e”. Grues, cum loca calidiora petentes mare transmittunt, trianguli efficiunt formam, cioè petunt et trasmittunt. Sunt siderea, quae infixa caelo non moventur, cioè quae infixa sunt et non moventur. Manlius Torquatus Gallum in conspectu duorum exercituum caesum torque spoliavit, cioè cecidit (occidit) et spoliavit.

2. Participio negativo. Il participio congiuntivo con una negazione si risolve frequentemente per le particelle “senza, senza che”. Epicurus non erubescens omnes voluptates nominatim persequitur (senza arrossire). Nihil feci iratus, nihil impotenti animo, nihil non diu consideratum et multo ante meditatum (che non l'avessi, cioè senza che l'avessi prima lungamente meditato).

“Senza” e “senza che” si traducono altresì con ut non. Multi malunt existimari boni viri, ut non sint, quam esse, ut non putentur (molti preferiscono essere considerati uomini perbene senza esserlo; propriamente, quantunque non siano, che esserlo senza esser ritenuti tali). Quando precede un'altra negazione, invece di ut non si può anche usare quin (cfr. § 252).

3. Participio sostantivo. Il participio si risolve talvolta in italiano con un sostantivo verbale o con un infinito adoperato in forma di sostantivo.