266. 
Anche il nome del predicato, che andasse unito a tal soggetto, si pone in accusativo, se l’infinito è esso stesso soggetto della proposizione: Deum esse sapientissimum facile intellegitur. Ma se l'infinito è oggetto, allora il nome del predicato si mette al nominativo, se ha rapporto con un nominativo, e all'accusativo, se ha rapporto a un accusativo. Quindi si dirà: Caesar Romae primus esse voluit, perchè primus si riferisce a Caesar, ma Caesar se Romae primum esse voluit, perché primum si riferisce a se (Cfr. § 192, 3).

L'infinito, come oggetto, si costruisce con il nome del predicato al nominativo, se l'uno e l'altro membro della frase si riferiscono allo stesso soggetto, con i verbi volo, nolo, malo, cupio, scio, disco, statuo, secerno, ed anche con audeo, studeo, incipio, pergo, desisto, consuesco e altri (Cfr. § 269 e 238 bis).

Nella prosa classica s'incontra un solo aggettivo, che si costruisca con l’infinito, ed è l'aggettivo paratus; parecchi invece se ne trovano presso i poeti, alla maniera dei Greci, come cedere nescius, cantare peritus, avidus committere pugnam ecc.



267. 
Accusativo con l’infinito. 1. L'infinito con il suo soggetto all'accusativo ha luogo nella maggior parte dei casi, dove in italiano si usa il “che” con il modo finito (ed anche il “di” con l'infinito). Con il verbo esse e con tutti gli altri verbi che reggono un doppio nominativo, anche il nome del predicato si mette all'accusativo (cfr. § 192). Quindi: Deum esse, certum est (è certo che ci sia un Dio); Deum esse bonum scimus omnes (tutti sappiamo che Dio è buono). Putavi, te hoc dicere, dixisse, dicturum esse, dicturum fuisse (ho creduto che tu dica, abbia detto, sia per dire, saresti stato per dire o avresti detto).

2. Parecchi verbi cambiano significato se usati con l'infinito oppure con l'ut e il congiuntivo. Così: facio ut con il congiuntivo significa “mi adopero, procuro”; facio con l'infinito significa “supporre, immaginarsi, figurarsi”. Per esempio: fac animos (poni che) non remanere post mortem. Xenophon Socratem disputantem facit (Senofonte introduce Socrate a disputare).

Efficio ut, ne (procuro, cerco di fare); efficio ut, ut non (faccio si che una cosa non sia); efficio con l'accusativo e l'infinito significa “dimostrare, provare”. Plato efficit animos hominum esse immortales (Platone dimostra che l'anima dell'uomo è immortale).

Persuadeo ut, ne (persuado, induco a fare una cosa). Pater persuasit mihi ut hoc facerem (mi indusse a fare ciò); persuadeo con l'infinito e accusativo significa “far credere, indurre a credere”. Pater persuasit mihi hoc esse verum.

Moneo, admoneo ut (esorto a fare una cosa); moneo con l'infinito (avviso che una cosa è o non è).

Concedo ut (permetto, concedo che una cosa sia o si faccia); concedo con l'accusativo e l'infinito (ammetto che una cosa è o non è).