249. 
Quid fecisses, si meo loco fuisses? Nescio quid facturus fueris, si meo loco fuisses (verbo principale al presente). Nesciebam quid facturus fueris (o facturus fuisses), si meo loco fuisses (verbo principale di tempo passato).

Nel passivo si mantiene per lo più inalterato il più che perfetto dal congiuntivo:

hoc si fecisses, reprehensus esses. Non dubito (dubitavi) quin si hoc fecisses, reprehensus esses.

I periodi ipotetici dipendenti della 1a e 2a forma si fondono in un tipo solo.

Si hoc dicis, erras (1a). Si hoc dicas, erres (2a).

Si hoc dixisti, erravisti (1a). Si hoc dixeris, erraveris (2a).

Non dubito quin, si hoc dicas, erres (1a 2a).

Non dubito quin, si hoc dixeris, erraveris (1a 2a).

Non dubitavi quin, si hoc diceres, errares (1a 2a).

Non dubitavi quin, si hoc dixisses, erravisses (1a 2a).



250. 
II. Congiuntivo retto da congiunzioni. Reggono il congiuntivo le congiunzioni ut, ne, nedum, quo, non quo, non quod, quin,quominus, utinam, o si, quasi, ac si, tamquam, velut, dummodo, dum; modo, quamvis, licet.

O si e utinam non sono propriamente congiunzioni, ma solo particelle desiderative; esse non hanno luogo che nelle proposizioni principali.

Ut regge il congiuntivo:

1° quando serve ad indicare il fine per cui si fa una cosa, e corrisponde all'italiano “affinché” con il congiuntivo o con “per” con l'infinito. Spesso per fare spiccare il fine si aggiunge alla proposizione principale eo, idcirco, ideo, ea mente, eo animo, eo consilio ecc.

2° quando accenna un effetto o una conseguenza, e corrisponde all'italiano “che, sicché, tanto che” (cfr. § 275, 2).

3° quando significa supposizione o concessione (§ 248, 2), e vale “anche se, quantunque” (cfr. § 248, 2).

Esse oportet ut vivas, non vivere ut edas. Tanta vis probitatis est ut eam etiam in hoste diligamus. Ut desint vires, tamen est laudanda voluntas.

1. Ne può indicare scopo e allora vale “affinché non; che non” o supposizione, e allora vale “supposto che non; poniamo che non”; (§ 248, 2) e si costruisce in entrambi i casi con il congiuntivo.

Nemo prudens punit, quia peccatum est, sed ne peccetur. Ne sit summum malum dolor, malum certe est.

Al posto di ne si usa alle volte ut ne, in particolare quando la congiunzione è seguita da quis, quid. lustitiae primum munus est, ut ne cui quis noceat.

2. L'italiano “che non” si traduce in latino con ut non:

a) quando indica una conseguenza;