230. 
Se la cosa è espressa per mezzo d'un verbo, si usa:

a) l'infinito o l'accusativo con l'infinito (§ 270, 1);

b) l'ablativo del participio perfetto passivo: quod parato opus est, para;

c) il supino in -u (§ 291).



231. 
I cinque deponenti frūor, fungor, potior, utor e vescor vogliono il loro oggetto all'ablativo, come: frui otio (goder l'ozio); fungi munere (adempiere ad un compito, un dovere); potiri imperio (impadronirsi del comando); uti ratione (far uso della ragione); vesci carne (cibarsi di carne, mangiar carne). Lo stesso si dice dei composti perfruor, defungor, abutor ecc.

Commoda, quibus utimur, lucemque, qua fruimur, spiritumque, quem ducimus, a deo nobis dari videmus. Nemo parum diu vixit, qui virtutis functus est munere. Imperator urbe potitus est. Numĭdae plerumque lacte et ferina carne vescebantur.

Nel senso di “impadronirsi del supremo potere” si dice solamente potiri rerum, mai rebus. Si notino ancora i seguenti modi: facili me utetur patre (troverà in me un padre indulgente); utor eo doctore (lo ho per maestro).



232. 
Ablativo d'allontanamento. 1. I verbi che denotano allontanamento, come arcere (tener lontano), expellere (scacciare, desistere, cessare), deterrere (distogliere), excedere (partire), liberare (liberare), abstinere o abstinere se (astenersi) ecc., vogliono il nome della cosa o della persona, da cui un'altra cosa o persona si allontana, nel caso ablativo. Quest'ablativo, se il nome è di cosa, viene preceduto dalla preposizione a o ex, o può stare senza preposizione; se invece il nome è di persona, è sempre accompagnato dalla preposizione a o ab.

Apud Germanos quemcunque mortalium arcere tecto nefas habetur. Tarquinius Superbus urbe expulsus est. Homines ab iniuria natura, non poena arcere debet. Hannibal ex Italia decedere coactus est. Themistocles Graeciam servitute liberavit. Pos mortem animus a corpore liberatus erit.

Abdicare se dictatura (deporre la dittatura); aliquem tribu

movere (scacciare qualcuno dalla tribù).

Prohibere hostem a rapinis oppure rapinis (impedire le ruberie al nemico); al contrario prohibere rem publicam a periculo oppure periculo (guardare, salvare lo stato da un pericolo). Similmente si dice defendere ab iniuria (difendere da un'ingiustizia), mai con l'ablativo solo; defendere iniuriam (allontanare, respingere un'ingiustizia), mai in questo senso con l'ablativo.

I verbi composti di se e dis reggono quasi sempre l'ablativo con a o ab. Tali sono i seguenti: secerno, sepăro, seiungo, separo (disgiungo); disto, differo (essere diverso, differire); discerno, distinguo (discernere, distinguere); per lo più anche aliēno (rimuovere); abhorreo (aborrire), per esempio: a scelere (dall’agire disonestamente). Anziché dissentire ab aliquo (non esser d'accordo con qualcuno), si dice, quasi nello stesso senso, anche dissentire cum aliquo.