217. 
Milltiades proditionis accusatus et quamquam capitis absolutus, tamen pecunia multatus est. Socrates a iudicibus capitis damnatus est. Cicero Verrem avaritiae coarguit. Coelius iudex absolvit iniuriarium eum, qui Lucilium poëtam in scena nominatim laeserat.

Il nome della pena con il verbo damnare si mette al genitivo, per esempio: damnare capitis (condannare a morte), ma anche damnare capite. Con lo stesso verbo damnare son pure usati i genitivi quanti (a quanto) e dupli (al doppio), ma se la pena consiste in una determinata somma di denaro, si adopera l'ablativo, come decem millibus aeris damnatus est (§ 303, 2). Quando si debbano indicare altre sorte di pena, il verbo “condannare” si rende in latino con multare e si costruisce con l'ablativo, come pecunia multare (multare in denaro a una somma indeterminata); exilio (alla pena dell'esilio); morte (a morte).

Il nome crimen si pone con il verbo accusare all'ablativo, come accusabo te eodem crimine (non criminis).

Si può dire egualmente bene: accusare aliquem repetundarum e de repetundis (accusare qualcuno di estorsione) e così pure parricidii e de parricidio, ma solamente accusare de vi. Cicerone scrisse: accusare inter

sicarios (accusare di assassinio). Si dice anche: condemnare aliquem ad bestias (alle fiere); in metalla (alle miniere). Nel linguaggio estragiudiziale il verbo accusare e simili hanno spesso il senso di “riprendere, biasimare”, come accusare (incusare) neglegentiam alicuius (biasimare la negligenza di qualcuno).



218. 
Genitivo di stima. Con i verbi di “stimare, valere” tutti gli aggettivi di quantità, che denotano il prezzo o il valore, si mettono al genitivo, quindi: magni duco, facio, puto, aestimo, pendo (stimo grandemente); pluris sum (valgo di più); maximi fio, habeor (sono stimato, valgo moltissimo).

Si usano nello stesso modo i genitivi permagni, plurimi, parvi, minoris, minimi, tanti, quanti. Multi non è usato e al posto suo si dice magni, così pure non si dice maioris, ma pluris e nihili ricorre anch'esso di rado. La persona presso la quale si gode la stima si pone al dativo o accusativo con apud.

Voluptatem virtus minimi facit. Agere considerate pluris est, quam cogitare prudenter. Sapientis viri est, opes atque divitias et quae sunt generis eiusdem parvi ducere. Auctoritas regis magni habetur. Meae litterae magni vobis (apud vos) erant.

Genitivo di prezzo. Con i verbi di “comprare, vendere, costare, dare o prendere in affitto” e simili, si usano al genitivo i quattro aggettivi tanti, quanti, pluris e minoris; gli altri aggettivi e tutti i sostantivi si mettono all'ablativo (§ 222). Perciò si dirà: tanti hunc hortum emi (ho comperato questo giardino per tanto, l'ho pagato tanto) e similmente per quanti, pluris, minoris. Ma si dirà solamente parvo eum emi, e così magno, plurimo, minimo, vili, nihilo, duobus talentis eum emi.