189. 
a) il verbo, come predicato, concorda sempre nella persona e nel numero con il soggetto.

b) L'aggettivo e il participio, come predicato, concordano sempre nel numero, nel caso e nel genere con il soggetto.

c) Il sostantivo, come predicato, concorda sempre nel caso e, quando è possibile, anche nel numero e nel genere con il soggetto.

Experientia docet. Varietas delectat. Virtus manet, divitiae pereunt. Aves volant, pisces natant. Tu doces, nos discimus.
Animus hominis est immortalis, corpus est mortale. Flos est caducus. Divitiae sunt incertae.
Usus est optimus magister. Vita rustica parsimoniae magistra est. Leo est rex animalium. Aquila est regina avium.
Indus est omnium fluminum maximus. Probus invidet nemini. Multi semper volant, nunquam faciunt. Duo cum faciunt idem, non est idem. Errare humanum est. Nemo nascitur doctus. Nemo fit casu bonus.
Roma a Romulo condita est. Thebae ab Alexandro dirutae sunt. Africa estnutrixleonum. Athenae omnium artium inventrices fuerunt.

1. Se li soggetto è un pronome personale comunemente si tralascia, potendosi agevolmente riconoscere dal verbo, come: homines sumus, errare possumus. Ma volendo far spiccare il detto pronome, e il che avviene soprattutto nelle antitesi, conviene esprimerlo. Ego credo, tu dubitas.

2. Se il nome che appartiene al predicato è uno dei sostantivi detti mobili, cioè di quelli che hanno una desinenza per il maschile e un'altra per il femminile (§ 4, 5), deve sempre concordare con il soggetto: flos est nuntius veris (il fiore è messaggero della primavera). Ciconia est nuntia veris (la cicogna è messaggera della primavera). Quando, peraltro, il soggetto sia di genere neutro, il nome del predicato rimane maschile, come: tempus est optimus magister.

In altri casi riesce spesso impossibile la concordanza: Roma erat lumen orbis terrarum. Captivi militum praeda fuerunt. Athenae clarissima urbs Graeciae fuerunt (o fuit).

Il neutro d'un aggettivo, adoperato come sostantivo, funge anche da nome del predicato senza quindi concordare in genere con il soggetto: turpitudo peius est quam dolor (un male peggiore). Mors omnium rerum extremum est (Cfr. § 237, 4).

3. Il verbo est, sunt si omette qualche volta, in particolare nel parlare animato e conciso, nelle sentenze, nei proverbi ecc. Quot capita tot sententiae (sottinteso sunt); suus cuique mos (sottinteso est). Con i participi e con gli aggettivi manca talvolta anche l'infinito esse, meno frequentemente erat, sit ecc.

4. Talvolta la parola dipendente si costruisce a norma non già della parola reggente, ma dell'idea in essa contenuta; tale costruzione è detta constructio adsensum. Ora, per quel che riguarda il predicato, sono da considerare a questo proposito tre casi: