Particolarità della seconda declinazione
20. 
1. Tutti i sostantivi e gli aggettivi in -us si declinano come rivus; ma si noti che:

a. I sostantivi in -ius e -ium formano spesso, tanto nell'età classica quanto nell'arcaica, il genitivo in : per esempio: ingenī, consilī, Publī, Appī, Titī, Livī ecc. Gli aggettivi invece mantengono al genitivo le due i: proprii, impii.

b. Il vocativo singolare non presenta la desinenza e nei due nomi comuni fīlius, il figlio, e gĕnius, il genio e in tutti i nomi propri uscenti in -ius; quindi si dirà fili, o figlio, in luogo di filie), geni, o genio; così pure Tulli, o Tullio, Virgĭli, o Virgilio, Pompēi, o Pompeo, Gai, o Gaio.-

Gli aggettivi invece mantengono la e, come Cynthie, o Cinzio (soprannome del dio Apollo, dal monte Cinto nell’isola di Delos, dove nacque e fu allevato), pie, o pio.

Darīus fa solamente Darīe. Talvolta in luogo del vocativo si usa il nominativo: tu, populus Albanus, invece di popule Albane.

c. Meus, mio, fa al vocativo singolare mi, e deus, dio, fa deus: mi deus, o mio dio; ma il vocativo di meus al femminile è sempre mea, al neutro è sempre meum.

d. Il nome deus al plurale nominativo fa dii o di (anche dei), genitivo deorum, dativo diis o dis (anche deis), accusativo deos, vocativo dii o di, ablativo diis o dis (anche deis).

2. I due numerali duo e ambo seguono la seconda declinazione solo al genitivo e all'accusativo;

3. Al genitivo plurale talvolta si usa anche la desinenza -um invece di -ōrum, per esempio: liberum e liberorum, dei figli; deum e deorum, degli dei.-

Analogamente si dice sempre triumvirum, invece di triumvirorum, dei triumviri; praefectus fabrum invece di praefectus fabrorum.-

Lo stesso si dice dei nomi di monete, di misure e di pesi, specialmente di nummus, sestertius, denarius, modius, iugerum e talentum, in unione con nomi o avverbi numerali.-

Si dirà pertanto duo millia nummum invece di nummorum, due mila sesterzi; trium modium, di tre moggi.-

Così pure duo millia amphŏrum, per amphorarum, due mila anfore; trium drachmum, per drachmarum, di tre dramme. Nei poeti si trova pure Argivum, Danaum, Pelasgum per Argivorum ecc.

4. I nomi propri greci, che al nominativo fanno -eus, escono al genitivo in -ĕi, al dativo in -ĕo, all'accusativo in -ĕum, al vocativo in -eu e all'ablativo in -ĕo;-

per esempio Orpheus (bisillabo), Orphĕi (trisillabo), Orphĕo, Orphĕum, Orpheu, Orphĕo. Invece di Orphĕum si dice anche Orphĕa.

5. In altri nomi greci della seconda declinazione si adopera talvolta la desinenza  ŏs invece di -us, ed -ŏn invece di -um (al nominativo e all'accusativo), per esempio si usa arctŏs ed arctŏn invece di arctus ed arctum,-