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Censeo (penso, credo) regge sempre l’accusativo con l'infinito. Aristoteles omnia moveri censet (Aristotele crede che tutto si muova). Ma nel senso di “proporre, decretare” regge il verbo attivo con ut e il congiuntivo, il passivo all'accusativo con l'infinito del participio in -ndus: senatus censuit, ut Caesar Aeduos defenderet (il Senato decretò, che Cesare difendesse gli Edui). Ceterum censeo, Karthaginem esse delendam (del resto io propongo che Cartagine si distrugga). Similmente anche altri fra i sopraccitati verbi reggono solamente ut: philosophia nos docuit, ut nosmet ipsos nosceremus (la filosofia c'ingegnò a conoscere noi stessi). I verbi statuo, constituo, deterno (nel senso di stabilire, risolvere) si costruiscono per lo più con l'infinito se hanno comune il soggetto con quello dipendente, per esempio: constitui ad te venire. Se il soggetto è diverso si costruiscono con ut o ne, per esempio: senatus constituit (decrevit) ut consul videret ne quid res publica detrimenti caperet.

Con i verbi “sperare, giurare, promettere, minacciare” si adopera l'accusativo con l'infinito futuro, dove in italiano viene usato per lo più l'infinito del presente (cfr. § 244, 3). I più frequenti tra i verbi di questa categoria sono spero, iuro, polliceor, promitto, spondeo, voveo, minor, minitor. Spero me mox rediturum esse (spero di ritornar presto) e così pure spero te mox rediturum. Pollicetur (iurat) se hoc facturum esse (promette, giura di fare ciò); milites minantur se esse abituros (i soldati minacciano di andarsene). Quanto al riflessivo se, vedere § 238, 7. Allorché spero significa semplicemente “credo”, può anche reggere il presente o il perfetto. Te mihi et esse amicum spero et semper fuisse.

Per tradurre in latino questa frase “di Pitagora si narra che egli venisse (venne)”, si dirà: Pythagoram dicunt (o tradunt, ferunt) venisse, mai de Pythagora dicunt, eum venisse. Similmente “Achille che, per quel che si credeva, era figlio di una Dea”, farà Achilles, quem putabant esse Deae filium. Cicero, quem scimus patrem patriae nominatum esse (Cicerone che, com'è noto, fu chiamato padre della patria). La stessa costruzione ha luogo, quando non è propriamente il pronome relativo, ma un altro termine della proposizione relativa a fare da accusativo del soggetto. Brutus, cuius patrem esse Caesarem dicebant. Athenienses, quibus eo tempore bellum a Persis illatum esse constat. Germani, cum quibus sibi dimicandum fuisse Caesar dicit. Errare te verisimile est (tu sei probabilmente in errore). Patrem spero mox rediturum esse (il padre tornerà, come io spero, presto). Ciceronem constat eo tempore consulem fuisse (Cicerone era, com'è noto, console in quel tempo). Quo cruciatu censemus Dionysium illum angi solitum? (qual tormento deve essere stato ecc.?) E così pure con puto e videor.

I pronomi italiani “egli, ella, lui, lei, lo, la, gli, le, suo, sua” ecc., si traducono in latino per sui, sibi, se e suus, quando si rapportano al soggetto della proposizione principale. Ariovistus dicebat, neminen sine sua pernicie secum contendisse.