204. 
parco (perdonare, risparmiare)
auxilior (aiutare)
opitulor (venire in aiuto)
servio (servire)
succurro (soccorrere)
famǔlor (servire)
patrocinor (difendere)
satisfacio (soddisfare)
medeor (rimediare; medicare)
supplico (supplicare)
suadeo (consigliare)
nubo (sposare viro, un uomo)
persuadeo (persuadere)
vaco (attendere); proprioamente essere libero)
obedio (obbedisco) (per una cosa, alicui rei; da
obsĕquor (assecondare) una cosa, aliqua re).

Benedico regge il dativo di persona e significa “dir bene di qualcuno”, invece maledico alicui indica “dire male”; nel senso di maledire si userà exsecror aliquem.

Medici medentur morbis, philosophia medetur animis. Tibi persuade, virtutem esse summum bonum. Venus nupsit Vulcano. Philosophiae semper vaco. Omnes homine naturā libertati student. Frustra maledices fortunae. Tempori parce. Caesari pro te libentissime supplicabo. Obtrectare alteri nihil utilitatis habet. Vir probus invidet nemini.

Quelli fra i suddetti verbi, che si possono fare passivi, serbano intatto il loro dativo, ma la costruzione sarà impersonale, cioè per la sola terza persona singolare del passivo. Mihi persuadetur (mi si fa credere); mihi persuasum est (sono persuaso). Vi si può aggiungere altresì la persona dell'agente nell'ablativo con a, come: tuae laudi invidetur a multis (la tua lode è invidiata da molti). Si dice anche invidere alicui laudem (invidiare la lode di qualcuno, negargli la lode dovuta) (vedere § 238 bis).

Parecchi verbi mutano significazione se reggono il dativo oppure un altro caso, che per lo più è l'accusativo:

metuo o timeo te (ho timore di te); tibi (provo timore per te);
caveo te o a te (mi guardo da te); tibi (provvedo alla tua sicurezza);
consulo te (chiedo consiglio a te); tibi (provvedo a te);
suadeo tibi (ti consiglio)
cupio te (ho desiderio di te); tibi (ti voglio, ti desidero bene);
prospicio o provideo periculum (vedo, prevedo il pericolo);