1. 
5. Le consonanti si dividono in:
a) sonore o semivocali: tali sono le liquide l, r, le nasali m, n, e le spiranti f, s;
b) mute: tali sono tutte le altre consonanti.

Le consonanti secondo la diversità degli organi adoperati nella loro pronunzia si dividono in labiali: b, p, f, v - gutturali: c, k, q, g - dentali: d, t.-

A loro volta tutte si distinguono in tenui: p, c, t; medie: b, g, d; aspirate: ph, ch, th.-

Sono consonanti doppie: x (che nasce da c+s) e z (da d+s), che ricorre solamente in parole straniere. La h non è propriamente una consonante, ma un semplice segno di aspirazione; quindi Annibal e Hannibal, arundo e harundo, ecc.

6. Nella lingua antica si scambiano tra loro alcune vocali, come o ed u in vulnus, che anticamente si scriveva volnus; vult, anticamente volt; o ed e in vester, anticamente voster; verto, anticamente vorto;-

ŭ ed ĕ in libet, anticamente lubet; existimo, anticamente existumo; decimus, anticamente decumus; optimus, anticamente optumus; ei, i, ed e in omneis, omnis e omnes, tres e tris ecc.

7. Le sillabe, secondo l'uso invalso generalmente, sono divise in fin di riga nello stesso modo che in italiano; per esempio: magi-stri, come in italiano mae-stro; om-nis, ig-nis, duc-tus, rap-tus.-

Nelle parole composte si distinguono i singoli componenti, salvo quando il primo si sia amalgamato al secondo elidendo la vocale finale: ad-ire, post-ea, dis-tribuere, ma pae-ninsula non paen-insula da paene-insula.

Si scrivono con lettera maiuscola le parole al principio di un periodo, i nomi propri e preferibilmente gli aggettivi e gli avverbi che ne derivano: Graecia, homo Graecus, Graece loqui.

Accentuazione. L'accento latino non risale mai oltre la terz'ultima sillaba (legge del trisillabismo) e non sta mai sull'ultima sillaba.

La posizione dell'accento è regolata nelle parole di tre o più sillabe dalla quantità della penultima (regola della penultima) e cioè l'accento cade sulla terzultima se la penultima è breve e sulla penultima se questa è lunga per natura o per posizione.


Le parti del discorso
2. 
1. Sostantivo, come vir, uomo; rosa, rosa; virtus, virtù; verbum, parola.

I sostantivi si distinguono in:

a) appellativi, come arbor, albero;

b) propri, come Caesar, Cesare;

c) collettivi, come multitudo, moltitudine (appartengono a questa classe anche alcuni nomi di materia, come lignum, legname);

d) astratti, come mens, mente.