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Venanzio Fortunato
(✶530   †607)

Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato (Duplavilis, odierna Valdobbiadene, 530 – Poitiers, 607) fu uno degli ultimi autori di poesie in lingua latina, biografo di santi, vescovo; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Venanzio Fortunato studiò grammatica, retorica e diritto ad Aquileia e a Ravenna.

L'agiografia narra che fu colpito da una malattia agli occhi, dalla quale ebbe un'improvvisa quanto inspiegabile guarigione, dopo essersi unto con l'olio di una lampada che ardeva davanti a un'immagine di san Martino di Tours.

Nel 565, recatosi in Gallia per un pellegrinaggio di ringraziamento a Tours, conobbe a Poitiers la principessa di Turingia Radegonda, figlia di Bertario, che era in ritiro nel monastero da lei fondato e retto dalla figlia adottiva, la badessa Agnese; nel 567 si stabilì in quella città.

Venanzio scrisse numerosi poemi dedicati alle due donne, e in seguito all'incontro spirituale con la vita monastica, divenne sacerdote.

Alla morte di Radegonda e di Agnese, si spostò in altre città del regno dei Franchi, per poi tornare nel 599 come vescovo a Poitiers, dove morì probabilmente nel 607.

Opere

La sua opera letteraria comprende circa trecento composizioni, in alcune delle quali racconta le esperienze dei suoi viaggi, con gli incontri con persone e luoghi diversi. Nel De excidio Thuringiae narra le vicende della dinastia di Radegonda.

Altre opere hanno un carattere prettamente religioso, come i poemi e gli inni sacri alla Croce di Cristo, scritti per l'arrivo al monastero di Poitiers di una reliquia donata dall'imperatore Giustino II. Tra questi inni, il Pange lingua ed il Vexilla regis prodeunt in seguito furono introdotti nella liturgia. È a lui attribuito anche l'inno pasquale Salve festa dies.

Scrisse un'agiografia in versi in onore di san Martino, il poema in quattro libri De vita sancti Martini. Altre biografie in prosa riguardano la vita di vescovi, tra le quali quella di san Paterno di Avranches, e le agiografie di vari santi e di Radegonda, la regina che sarà proclamata santa.

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Acrostico

Venanzio compose un famoso poemetto in ringraziamento al vescovo di Autun, Syagirius, che aveva riscattato il figlio di un concittadino di Fortunato, fatto prigioniero e reso schiavo nel corso di una scorreria di truppe borgognone, avvenuta nella regione di Tours e Poitiers forse nel 585. Il poemetto, destinato ad essere scolpito sul muro della sede episcopale di Autun, è un acrostico in lingua latina. Il poema è composto di trentatré versi, tanti quanti gli anni della vita di Cristo, e ciascun verso contiene trentatré lettere. La prima, la diciassettesima e l'ultima lettera di ciascun verso, lette dall'alto verso il basso, compongono a loro volta altrettanti versi di acrostico e le lettere, disposte secondo le diagonali del quadrato – in croce – costituiscono altri due versi. Il testo scolpito in pietra si trova oggi presso il Musèe Rolin ad Autun.

Bibliografia


  • Venanzio Fortunato, Opere/1: Carmina, Expositio orationis dominicae, Expositio Symbuli, Appendix carminum , a c. di S. Di Brazzano, Roma 2001.
  • Venanzio Fortunato tra Italia e Francia. Atti del convegno internazionale di studi, Treviso 1993.
  • Venanzio Fortunato e il suo tempo. Convegno internazionale di studio, Treviso 2003.
  • Il grande libro dei Santi - Dizionario enciclopedico, Edizioni San Paolo, 1998, pagg. 1918 - 1921
  • T. Gacia, Vernalia tempora mundo...Wenancjusz Fortunat i jego poezje liryczne, Lublin 2014, pagg. 231, ISBN 978-83-79-71-143-7
  • Venanzio Fortunato, Vita di San Martino. Giandomenico Mazzocato, Piazza, Treviso, 2005

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera

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