105. 
2. I deponenti in -ior della 3° coniugazione seguono il passivo capior, quindi morior, morĕris, moritur; moriar, moriaris; moriar, morieris; moriebar, moriens, moriendi, moriendum.


Doppie forme di coniugazione
106. 
1. Nei perfetti in -avi della prima coniugazione e nei tempi che ne sono derivati, -avi incontrandosi con s e -ave con r, si contraggono spesso in ā lungo:

laudāsti, laudāssem, laudārunt, laudārim, laudāram, laudāro, per laudavisti ecc.

2. Nei perfetti in -ivi e nei tempi da essi derivati si può sempre tralasciare il v, quindi:

audiisti, audiisse, audiissem, ed anche audiērunt, audiĕrim, audiĕram, audiĕro.

Davanti a s si contrae allora ii in i: audisti, audisse, audissem. Si dice però assai più spesso audivi, audivit, audivimus che non audii, audiit, audiimus.

3. Queste sincopi s'incontrano anche nei perfetti in -ēvi ed -ōvi della seconda e della terza coniugazione come:

quievērunt o quiērunt (riposarono); consuēvĕram e consuēram (ero solito); noveram e nōram (io sapevo, conoscevo); consuevissem e consuessem; novisti e nosti; movisti e più raramente mosti (tu movesti o hai mosso).

4. La terza persona plurale del perfetto indicativo attivo può uscire in -ēre invece di -ērunt: laudavēre anziché laudavērunt e così pure monuēre, legēre, audivēre, ma in queste forme accorciate non si può più tralasciare la v e perciò non si dirà audiere per audivere.

5. La seconda persona singolare del passivo cambia spesso la desinenza -ris in –re: laudēre per lauderis,monebĕre per monebĕris, legāre per legāris, audiebāre per audiebāris,ma non così frequentemente nel presente indicativo, dove si dirà meglio laudāris che laudāre ecc..

6. Nei participi futuri passivi della terza e quarta coniugazione si usa talora la desinenza -undus per -endus. Si dice sempre eundus e oriundus, e tanto potiundus che potiendus (da potīri).-

Si notino le formule giuridiche: iure dicundo per dicendo; repetundarum (sottinteso pecuniarum) o de repetundis, sottinteso pecuniis (di concussione), anziché repetendarum, repetendis.

7. In quattro verbi della terza coniugazione, dīcĕre, dūcĕre, făcĕre e ferre, si ha l'apocope della e finale nella seconda persona dell'imperativo attivo, quindi: dīc (di', per dice); dūc (conduca); făc (fa); fĕr (porta).

Lo stesso avviene dei composti benedic, calefac, educ, refer, eccettuati quei composti di facio, che mutano questo verbo in ficio, i quali formano l'imperativo regolarmente: confice, perfice (§ 144, 3).